La diretta connessione tra comunicazione, o meglio stili comunicativi e relazioni positive, clima favorevole, produttività è ormai nota.

Motivo per cui il rinforzo delle competenze comunicative è uno dei principali interventi messi in atto all’interno di contesti aziendali, specie su chi detiene posizioni manageriali.

Cosa intendiamo per comunicazione.

La comunicazione è l’attività mediante la quale un emittente trasmette un messaggio ad un
destinatario o ricevente.

Le modalità di trasmissione possono essere genericamente distinte in comunicazione verbale (attraverso l’uso di un linguaggio convenzionale) piuttosto che in comunicazione non verbale (attraverso altri canali comunicativi, ad esempio aspetti prossemici).

L’assunto di base, che è, tra l’altro, il primo assioma della comunicazione definito da Watzlavick recita:

“Non si può non comunicare. Non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento. Le parole, il silenzio o l’attività hanno valore di messaggio, influenzano gli altri e gli altri a loro volta rispondono a tale comunicazione”. (P. Watzlavick)

Quali e quante competenze.

Più che parlare di creazione di competenze si parla di incremento o empowerment delle stesse. Ognuno
di noi conserva queste qualità ma non tutti le abbiamo sviluppate a pieno, oppure alcune lo sono più o
meno di altre.
Mi avvalgo delle 5W anglofone, dette altresì five WS, o W-h questions (Who, What, Where, When,
Why), che ritengo essere un’ottima base per la creazione di un discorso di comunicazione efficace.
Vediamole in dettaglio:

  1. Who (chi): una comunicazione può contenere in sé tutte le qualità comunicative possibili, ma se si rivolge ad un target di persone sbagliato si rivelerà completamente inefficace. La prima regola da tenere a mente è quella di chiedersi chi sono i destinatari della mia comunicazione. La comunicazione si modificherà radicalmente a seconda della tipologia dei beneficiari.
  2. What (cosa): bisogna avere una chiara idea di cosa comunicare. Il contenuto di quanto espresso deve essere esule da ambiguità, ben definito e comprensibile a chi lo riceve.
  3.  Where (dove): questa dimensione sottolinea l’importanza del setting, definitore di significato. E’ importante conoscere il quale luogo fisico verrà espressa una comunicazione, poiché quello stesso luogo andrà ad influenzare la comunicazione stessa. Lo stesso contenuto comunicativo se espresso al centro di una piazza piuttosto che all’interno di un teatro sarà percepito in modo differente.
  4. When (quando): la temporalità è un elemento molto influente della comunicazione ed è anche un aspetto che abbraccia svariati panorami, ossia il momento della giornata, la durata, in quale fase operativa si va a collocare, ecc… Ad esempio una comunicazione fatta improvvisamente durante un break avrà un impatto diverso rispetto ad una comunicazione ben organizzata, alla quale si è riservato un tempo ed uno spazio di riflessione antecedente.
  5. Why (perché): ultimo, ma non per importanza, l’obiettivo o la motivazione per cui andiamo a comunicare qualcosa. A volte, infatti, si parte dall’obiettivo della comunicazione per definire le altre variabili prese poc’anzi in esame.

Probabilmente avrete notato che il “come” non è stato menzionato benché la maggior parte delle persone si aspetterebbe che le competenze comunicative riguardino proprio il come comunicare.

Ebbene, non c’è una regola standard valida per tutti i tipi di comunicazione. Presumibilmente, il “come” sarà, di volta in volta, il prodotto derivato dalla considerazione delle 5W, quindi sempre calibrato sulle esigenze specifiche di chi vuol comunicare qualcosa.